Vuoi capire come coppare sneakers hypate? Fare resell di sneakers? Avere Nike modificate con sangue umano? Continua a leggere. E se vuoi invece vendere calzature sportive senza troppi effetti speciali, meglio ancora.
Sneakers: scarpe sportive, ma adatte a ogni situazione. Sono tra i principali motori del boom dello streetwear. Il simbolo massimo di uno stile che dai campetti di quartiere si è trasferito negli atelier e sulle passerelle.
Tutto l’abbigliamento sportivo si è da tempo allontanato dall’uso esclusivo per l’attività atletica. Dalle tute in acetato ai cappellini da baseball fino, appunto, alle care vecchie “scarpe da ginnastica”. Molti capi di vestiario sono ormai indossati in tutte le occasioni, e vengono ideati seguendo criteri funzionali ma anche estetici.
Lo stile urban, “da strada”, è diventato così una nicchia molto redditizia, spinto da marketing aggressivo e influencer davvero …influenti. E, così, aprire una propria attività nel mondo delle sneakers e dello streetwear è diventato una buona idea imprenditoriale.
Ma cosa serve per gestire bene un negozio di sneakers, e come ottenere i risultati migliori? Te lo spieghiamo di seguito. Prima, però, parliamo del reselling, un mercato secondario che promette enormi guadagni. Ma che non sempre mantiene queste promesse.
SOMMARIO
- Schiavi dell’hype: edizioni limitate, drop e altro
- Fare resell di sneakers: vale davvero la pena?
- Scarpe tecniche o per il tempo libero?
- Negozi in franchising o attività indipendenti
- Cosa ha di speciale un negozio di sneakers
- Cosa cercano i clienti: i punti fermi del negozio
- Conclusioni
Schiavi dell’hype: edizioni limitate, drop e altro
Il caso delle scarpe Lidl è stato forse il più eclatante, almeno in Italia. Un paio di scarpe vendute a prezzi di mercato più che popolari, ma in edizione super-limitata.
Un prodotto presto sold out e finito nel mercato dell’usato a prezzo maggiorato. Ma di tanto: dai circa 13€ ufficiali a quotazioni ufficiose di oltre 10000€, per intenderci.
Le sneakers del marchio tedesco hanno portato allo scoperto il fenomeno del reselling.
Un trend iniziato diversi anni fa per lo streetwear e, in particolare, per le scarpe sportive. I principali brand del settore lo alimentano da anni proponendo edizioni esclusive e da collezione dei loro bestseller.
Dalla collaborazione con le celebrità dello sport, prima, dello spettacolo poi, sono nati così pezzi unici, venduti a prezzi già elevati.
In principio furono le Air Jordan prodotte da Nike per Michael Jordan. Che però erano comunque e soprattutto un buon paio di scarpe da basket. In seguito altri prodotti, esempio classico le Adidas Yeezy disegnate da Kayne West, hanno puntato più allo stile e al glamour.
Caso limite quello recente delle Air Max 97 Satan. Realizzate dal collettivo MSCHF con il trapper Lil Nas X, sono una versione del modello Nike a tema satanista. L’unità Air, poi, è riempita di inchiostro rosso …e di una goccia di sangue umano.
Prodotte in 666 esemplari e vendute a quasi 900$, sono però state disconosciute dalla stessa Nike.
Fare resell di sneakers: vale davvero la pena?
Queste sneakers, nuove o usate, sono allora pezzi da collezione più che semplici scarpe.
Attorno a loro è fiorito il mercato del resell. Un ambito con proprie logiche e un suo linguaggio, dove “coppare delle sneakers hypate” significa che sei riuscito ad aggiudicarti scarpe di valore.
Un settore con punti di riferimento importanti, dal marketplace StockX alle riviste Outpump e SneakersNews. Una nicchia con alcuni negozi specializzati di riferimento, da Flight Club e Stadium Goods all’italiano (a Milano) Dropout.
Il resell di sneakers ha raggiunto, però, nei casi più estremi, punte di speculazione tali per cui la scarpa è diventata una commodity su cui fare trading. In pratica, comprare e vendere in base alle quotazioni del momento.
Per questi motivi, forse non è il caso di aggiungere uno spazio resell al tuo negozio, online oppure offline. Si tratta di una nicchia di mercato di carattere quasi speculativo.
Nei casi migliori richiede competenze specialistiche elevate, per distinguere un vero affare da una truffa, nei casi peggiori è un po’ una roulette russa.
Ci sono invece ottimi motivi per dedicarti al più ampio mercato delle sneakers, e dello streetwear in generale.
Scarpe tecniche o per il tempo libero?
Ne abbiamo parlato a proposito di athleisure e abbigliamento sportivo: uno dei motori del boom di questo settore sono proprie le scarpe.
Che possono essere sportive senza essere da agonismo. Questo per dire che ci sono diverse nicchie, tutte potenzialmente fruttuose, che hanno come oggetto le calzature sportive.
Da una parte le scarpe tecniche: qui la crescente richiesta del mercato e la continua ricerca su materiali e tecnologie genera opportunità di business notevoli.
Perché si possono fabbricare scarpe perfettamente rispondenti alle esigenze degli atleti. E perché sempre più sportivi non professionisti acquistano prodotti di fascia medio-alta.
Dall’altra parte, una nicchia di mercato altrettanto allettante è quella delle scarpe per il tempo libero. È il settore classico delle sneakers.
Già, perché quando e come nascono le sneakers?
Le origini risalirebbero addirittura a metà ‘800. Suola in gomma e tomaia in tela per un modello di calzatura più flessibile e adatta alla corsa.
Che, progressivamente, esce dall’ambito sportivo per diventare simbolo di stile casual. Dalle Converse All Star alle Vans degli skaters, fino alle scelte di campo pro Adidas o Puma.
Insomma questo modello di scarpa è un capo di abbigliamento perfetto per tutti gli usi. E come tale si vende in volumi sempre maggiori. Secondo uno studio pubblicato su Statista, infatti:
{si stima che} il valore globale del mercato delle sneakers raggiungerà i 119,5 miliardi di dollari nel 2026
E allora: il mercato c’è. Come fare per prenderne parte?
Vedi anche: Sport o tempo libero? Cose da sapere per vendere athleisure
Negozi in franchising o attività indipendenti
Se vuoi aprire una nuova attività concentrandoti sulle calzature sportive, hai diverse possibilità.
Puoi, per esempio, considerare il franchising, scegliendo tra l’affiliazione diretta a un brand o un retailer. Potrai così ammortizzare parte dei rischi di impresa e fare tesoro del supporto e della consulenza qualificata dei leader del mercato.
Facciamo un esempio con AW Lab: un retailer specializzato in calzature sportive e con una rete ben estesa di negozi fisici.
L’azienda richiede precise garanzie per concedere il franchise: tra queste si valutano la posizione del punto vendita, la sua ampiezza, naturalmente la stima minima di incasso. In cambio offre consulenza, supporto, attività di marketing e comunicazione e si occupa dei rifornimenti.
Maggiori dettagli li puoi trovare alla pagina per il franchise di AW Lab.
Se stai pensando a un altro nome importante, cioè FootLocker, ci dispiace invece informarti che l’azienda ha solo negozi di proprietà e non concede franchising.
In generale, avviare un negozio specializzato in affiliazione è un’opzione valida per alcuni punti di vista, meno per altri. E se allora considerassi l’idea di fare per conto tuo, e di aprire un negozio indipendente?
È un’idea da studiare, ma che in ogni caso ha i suoi punti di forza. Per esempio, l’opportunità di crearti la tua identità di retailer, scegliendo i marchi che ti piacciono di più o reputi più redditizi.
Soprattutto in un settore come questo, hai inoltre la possibilità di costruirti uno spazio dove condividere una passione e creare una comunità.
Vedi anche: Come aprire un negozio di scarpe? Cosa sapere su licenza, costi e finanziamenti
Cosa ha di speciale un negozio di sneakers
Sì, perché uno sneakers store non è un negozio come tanti. Si occupa di un prodotto che ha un suo immaginario e una specifica value proposition, per dirla così.
Puoi dare un’occhiata a questi cinque momenti iconici nella storia delle sneakers se vuoi fare un ripasso del loro status nella cultura popolare. Almeno quella statunitense.
E allora, un negozio specializzato è più di un magazzino di scarpe: è uno spazio di incontro e aggregazione. Per questo un punto vendita indipendente deve avere, oltre che ottimi prodotti, anche altri elementi distintivi, che si tratti di uno spazio fisico o di un canale digitale.
Il mondo degli sneakerhead, per esempio, è fatto di appassionati, sempre informati sulle ultime uscite e competenti sulle differenze tra un brand e l’altro.
Per questo se gestisci un’attività del genere devi avere un plus di conoscenza specifica. La capacità di dare consigli, orientare, avere una tua opinione precisa su quali siano i brand migliori e perché. E vale anche per i tuoi assistenti alla vendita.
Il mercato delle calzature sportive, più che in altri settori, è in continua evoluzione, estremamente dinamico. Devi allora tenere sempre in considerazione trend e movimenti dei principali operatori. E, idealmente, avere buoni rapporti commerciali con fornitori e distributori per assicurarti che il nuovo prodotto di tendenza possa arrivare nel tempo minore.
Insomma, gestire un negozio di sneakers non è un’attività molto rilassante. Però, se hai passione per questo settore e buone capacità imprenditoriali, è anche un business stimolante, molto divertente e, sì, anche redditizio.
Intercettare e capire gusti e richieste del tuo pubblico di riferimento non sarà troppo difficile se sei anche tu un appassionato. Ma se vuoi farlo con metodo, ti servono gli strumenti giusti.
Cosa cercano i clienti: i punti fermi del negozio
Per comportarti da vero retailer pro, l’entusiasmo e la competenza non bastano. Devi riuscire a controllare la tua attività commerciale in modo professionale.
Visti alcuni aspetti del mercato che abbiamo elencato prima, devi anche assicurarti di farlo con rapidità e massima efficienza.
Il rapporto con i fornitori e la gestione del magazzino, per esempio: il mercato è vivace, e potresti aver bisogno di rifornimenti frequenti. E, soprattutto, di controllare accuratamente gli articoli in stock.
Questo soprattutto se vuoi gestire oltre al punto vendita fisico anche un canale di vendita digitale. Per evitare disservizi, dovrai allora avere sempre un inventario aggiornato delle disponibilità.
Ti rivolgi a un pubblico di esperti e appassionati digitali: l’esperienza che fanno del tuo negozio deve svilupparsi di conseguenza. Questo vuol dire, per dirne una, che devi poter offrire sistemi di pagamento cashless e contactless, dotando il tuo punto cassa di strumenti adeguati.
Ma non solo, è tutto il processo di acquisto che deve essere disegnato in senso digitale. Permettendo, per esempio, di ordinare online e ritirare in negozio, oppure di prenotare in negozio e ricevere a casa. Insomma, una esperienza di acquisto ben integrata, pratica e comoda.
E, naturalmente, hai bisogno di strumenti di analisi ed elaborazione dei dati che ti facciano capire cosa sta funzionando e cosa no. Rilevando il volume delle vendite, i prodotti più richiesti, il traffico in negozio e sui canali digitali.
Insomma, strumenti di Business Intelligence adeguati per interpretare l’andamento della tua attività e impostare strategie informate per migliorarlo.
Vedi anche: Una strategia omnichannel per il negozio: 8 parole da conoscere
Conclusioni
Troppe cose?
Decisamente no, se consideri che ci sono strumenti digitali pensati proprio per aiutarti a gestire questi aspetti della tua attività.
Programmi che ti permettono di organizzare il magazzino, coordinare vendite e acquisti, impostare procedure di checkout rapide, far comunicare efficacemente il punto vendita con i canali di vendita digitali.
Per esempio, il nostro software per il retail Etos, già adottato con successo da negozianti del settore.
Retailer di abbigliamento ma non solo, perché il programma è utilizzato anche da commercianti di calzature e streetwear.
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