Per le vendite online, in particolare quelle che hanno a che fare con l’abbigliamento, possiamo considerare quello che stiamo vivendo come un momento di assestamento.

Nel biennio 2020-21, infatti, gli ecommerce sono stati a lungo pressoché l’unica opzione a disposizione per comprare e vendere prodotti. In questo senso, lockdown e annessi hanno drogato il campo delle vendite online. Nel 2020, per esempio, sono cresciute a livello globale di oltre il 30%, con una crescita impetuosa anche nel nostro Paese.

I prossimi anni vedranno quindi inevitabilmente un rallentamento nel volume di affari. E però, non si può negare che ormai l’ecommerce, nelle sue varie forme, fa ormai parte stabilmente di ogni customer journey. Lo dicono le statistiche, che segnalano per esempio come il 69,4% dei consumatori ormai acquisti più spesso online che in negozio. Più ancora, l’esperienza d’acquisto ormai inizia indifferentemente nel punto vendita oppure online, e in questi casi coinvolge più di un canale.

Se, dunque, l’ecommerce è ancora un elemento centrale per ogni attività di retail, quanta parte di esso viene oggi occupata dai marketplace? Qual è lo stato dell’arte in materia, e cosa aspettarsi in futuro?

Uno sguardo alla situazione attuale, per riuscire a rispondere meglio alla domanda del titolo, e qualche suggerimento per il prossimo futuro.

Quali canali digitali per il fashion retail

Se i canali digitali vanno prima di tutto presidiati, è bene anche diversificare l’offerta. Serve a intercettare meglio il proprio pubblico, e approfittare delle opportunità a disposizione.

Come abbiamo già avuto modo di ribadire parlando di marketplace, il tuo negozio dovrebbe avere più di una vetrina. Soprattutto, dovrebbe selezionare attentamente gli empori digitali su cui esporre.

Il mercato del fashion retail, infatti, è in continua evoluzione in Italia come all’estero, e ciò che era trendy e cool un anno fa non lo è più appena qualche mese dopo. Ecco perché è sempre più importante considerare i pro e i contro dei diversi marketplace su cui esporre.

Vantaggi e svantaggi andrebbero valutati in funzione di alcuni aspetti chiave dei marketplace, che possiamo riassumere in:

  • attinenza alla tua offerta;
  • qualità dell’esperienza di acquisto;
  • volume di traffico;
  • condizioni di vendita;
  • livello di gestione del servizio.

Come abbiamo già (anche in questo caso) avuto modo di dire, non è detto che i mega-empori stile Amazon siano sempre la scelta migliore. Sicuramente, almeno, non dovrebbero essere l’unica.

Ha più senso, infatti, mettere a punto un channel mix efficace anche alla luce dei criteri sopra valutati.

Statistiche su vendite online in Europa

Alcuni dati sull’ecommerce e le vendite online in Europa [illustrazione da Cross-Border Commerce Europe]

Marketplace giganti: Amazon

Contraddiciamo subito quanto abbiamo appena detto. In effetti, va bene il channel mix, ma per le vendite online non puoi prescindere dal mammuth dell’ecommerce: Amazon.

Ti basta considerare una celebre statistica, riferita al mercato US ma sicuramente valida anche da noi: chi fa shopping online nel 61% dei casi inizia il percorso di acquisto direttamente dal motore di ricerca di questo marketplace.

E allora, nel 2023, ha ancora senso usare questa importante vetrina per aumentare il volume delle vendite online. Offre servizi di estrema efficienza per esempio in termini di consegne e gestione catalogo, e ha un pubblico gigantesco da intercettare.

Grazie a connettori ad hoc (come quello presente nel nostro gestionale), inoltre, puoi accedere alla piattaforma e gestire le vendite in maniera estremamente semplice ed efficace.

Insomma, Amazon rimane un componente essenziale di ogni channel mix di vendita online. Puoi utilizzare la sua vetrina anche per diversificare la tua offerta, per esempio proponendo capi di collezioni passate o sconti extra. In ogni caso, è un marketplace generalista su cui fare affidamento.

Generalisti o di settore?

Oltre Amazon & co, ottimi risultati possono arrivare dai marketplace specializzati. Per vendere online abbigliamento, infatti, molti di essi offrono ottime prospettive di guadagno e, anche guardando ai numeri, hanno ormai volumi di traffico di tutto rispetto.

Non c’è solo Zalando, ai primi posti in Italia per volume di vendite. La scelta è nutrita e diversificata, con empori come Yoox, che offre una user experience rinnovata e hi-tech. Oppure Giglio, un sito di vendita abbigliamento 100% Made in Italy.

Giglio è un marketplace che ci sentiamo di consigliarti. Tra le altre cose perché offre servizi davvero competitivi ai merchants, e ha un bacino di pubblico non oceanico ma sicuramente ben disposto all’acquisto. E anche in questo caso con l’estrattore diretto del nostro gestionale potrai amministrare il tuo spazio in maniera davvero semplice. Se vuoi maggiori dettagli, puoi consultare questo focus della nostra sezione blog.

All’opposto di Giglio e della sua attenzione al Made in Italy, un’altra direzione di vendita sono i marketplace di settore internazionali, come Bonprix Spartoo. O, meglio ancora, portali come Otto o Allegro, che hanno una clientela prevalentemente estera. Vendendo online da questi empori, infatti, puoi aprire il tuo business a mercati stranieri con meno concorrenza, e farti notare per l’originalità dell’offerta.

Un’altra categoria notevole di marketplace, infine, è quella in cui le vendite si fanno dietro registrazione. Parliamo di servizi come Privalia, cui sostanzialmente il merchant vende parti del proprio catalogo che vengono poi rivendute in forma di flash sales. Il vantaggio per l’utente è di approfittare di sconti inediti su prodotti di qualità, per chi vende quello di avere prezzi concorrenziali e magari smaltire un po’ i propri stock.

Vendite online su marketplace: Privalia-Veepee

Homepage di Veepee-Privalia, marketplace di abbigliamento e non solo specializzato in flash sales

Nuovi trend per le vendite online

Ma, ora che abbiamo fatto i nomi dei marketplace più cool, veniamo al nocciolo della questione: cosa davvero stimola le vendite online, e come avere successo in questo tipo di ecommerce?

La risposta breve è sostanzialmente una: quando non è il prezzo, è la qualità dell’esperienza cliente. Così, secondo alcuni sondaggi, l’88% di chi acquista online non tornerà a spendere su un sito di cui l’ha deluso la user experience.

La chiave infatti, ancora una volta, è dare al potenziale acquirente proprio ciò che sta cercando. O, nei casi migliori: quello che ancora non sa di stare cercando. E per riuscirci serve puntare i riflettori sulla qualità del servizio, più che sul prodotto in sé.

Funzionalità molto apprezzate sono, da questo punto di vista, servizi di consegna rapidi o convenienti, quelli in cui da sempre eccelle Amazon. Oppure interazioni particolarmente efficaci su questioni delicate come resi, rimborsi o richieste speciali. Secondo altri sondaggi sui comportamenti d’acquisto, così, il 96% degli utenti dichiara che tornerà a fare acquisti da un sito con una buona politica dei resi.

Ancora, si può puntare sulla tecnologia per migliorare l’attendibilità delle descrizioni prodotto, come già sta facendo qualche marketplace rivolgendosi a VR o al metaverso. Infine, si possono offrire opzioni di pagamento particolarmente varie e sicure, come rimarcavamo in un nostro post precedente.

Quale che sia la strada (se poi si riescono a percorrere tutte, meglio ancora!), il risultato è che il marketplace diventa un punto di riferimento affidabile per lo shopping. E, se tu scegli di farne parte, tanto meglio.

Dal tuo punto di vista, quello del merchant, puoi allora espandere il tuo business su marketplace particolarmente performanti come quelli di cui ti abbiamo parlato e così seguire i nuovi trend di shopping.

Camerini virtuali, same-day delivery o altre opzioni particolarmente vantaggiose sono infatti opzioni complicate da realizzare con il tuo ecommerce. Puoi allora appoggiarti a un marketplace e, così, accedere a livelli di servizio decisamente più elevati.

Un supporto per aumentare quantità e qualità delle vendite online

Per tornare alla domanda del titolo, dunque: sì, vendere online sui marketplace ha ancora senso nel 2023. E lo avrà anche negli anni a venire.

Il calo fisiologico nella crescita dell’ecommerce si accompagna a una diversificazione crescente delle opzioni disponibili. In questo scenario, puntare solo sul proprio sito non è molto indicato. Meglio, invece, integrare più canali di vendita costruendo una presenza diffusa anche su più marketplace. E non apriamo qui il discorso del social commerce, che abbiamo affrontato anche in post precedenti e che sicuramente deve essere parte del quadro.

Insomma, per vendere online con profitto serve riuscire a tenere insieme più endpoints in modo soddisfacente per chi li utilizza e profittevole per chi li tiene attivi. Questo significa che dovrai fare uno sforzo per integrare i diversi canali di vendita, online e non solo, offrendo a chi fa shopping dalle tue parti un’esperienza coerente (per dirne una, non prezzi diversi da un canale all’altro a meno che sia voluto).

Come riuscirci? In 3 passaggi, e cioè:

  1. studiando la strategia migliore, poi
  2. selezionando attentamente i tuoi canali di vendita, quindi
  3. affidandoti ai giusti strumenti tecnologici per mettere in pratica questa strategia.

Uno di questi strumenti può essere sicuramente un software gestionale ecommerce-friendly come Etos. Il nostro applicativo ti aiuterà infatti a ridurre i passaggi per far comunicare tra loro i diversi canali. Per esempio permettendoti di esportare in pochi click cataloghi e listini su più marketplace. Oppure garantendoti un accesso rapido e indolore ai dati di vendita degli stessi, con la possibilità di integrarli in report più completi e omnicomprensivi.

Se poi ti serve un aiuto anche dal punto di vista strategico, il nostro team è a tua disposizione! Grazie anche alla sua lunga esperienza nel settore dell’ecommerce, e in particolare nel ramo dell’abbigliamento, ti aiuterà a definire il giusto channel mix per vendere online con i migliori risultati.

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