Conoscere il funzionamento dei motori di ricerca e rimanere informato sulle loro evoluzioni. Questo è uno dei primi compiti di chi gestisce un ecommerce e vuole farlo fruttare.

Perché dalle searchbar di Google & Co passa la maggior parte del traffico utile per vendere online. Studiare le query di ricerca, definire le giuste parole chiave e, in generale, strutturare i tuoi contenuti secondo i principi della SEO è quindi una delle principali ricette per il successo.

Questa è la premessa necessaria. Va detto però che, rispetto a qualche anno fa, la situazione si è fatta più complessa. Così, oggi non basta (se mai è stato così) avere familiarità con le logiche della Google Search, tuttora il miglior motore di ricerca a disposizione, per intercettare i potenziali clienti. In particolare perché questi ormai usano molti altri strumenti per trovare informazioni.

Prendono piede così alternative a Google come i motori di ricerca verticali. Allo stesso tempo, l’utilizzo del Web diventa più frammentato, tra social media, streaming video e altro ancora.

Per assicurare un buon traffico organico al tuo ecommerce, allora, può essere utile conoscere le altre opzioni oggi a disposizione per chi effettui una ricerca online. Capire le logiche che regolano questi canali ti aiuterà ad ottimizzare i tuoi contenuti di conseguenza. Così, sarà più facile farti trovare non solo su altri motori di ricerca, ma anche con tipologie di contenuti diversi da quelli testuali.

Il quadro della situazione

C’è una ricerca interessante pubblicata da Statista a proposito di ricerca prodotti. Elenca le principali fonti che gli utenti utilizzano online per cercare informazioni o contenuti di riferimento sugli articoli che interessano loro.

Non sorprende che in testa alla classifica ci siano i motori di ricerca, con il 40% sul totale. E tra i motori di ricerca generalisti, se li vogliamo chiamare così, Google ha ancora un monopolio di fatto. Se diamo retta alle statistiche di StatCounter, parliamo di una quota di mercato pari a circa il 92% in Europa (94,6% in Italia).

Se però osserviamo bene, vediamo però come altri canali abbiano numeri interessanti e tra questi:

  • Amazon e altri marketplaces (il primo con circa il 38% sul totale)
  • siti di comparazione prodotti
  • social media e altre risorse.

Insomma, generalmente pensiamo che il customer journey di un cliente inizi dall’interrogazione di una barra di ricerca. Qualcosa come la query “nuove sneaker Adidas”. Se questo è il percorso standard, però, è già da un po’ che esistono altre strade, e sono sempre più affollate.

La pagina di Google rimane infatti un punto di inizio fondamentale. Qui, infatti, non stiamo parlando di un vero e proprio motore di ricerca alternativo a Google. Piuttosto di un customer journey che si articola su più canali e utilizza contenuti differenti.

Alcuni di questi canali li abbiamo appena citati: siti specializzati in comparazione prodotti, grandi empori online dove si è abbastanza certi di trovare di tutto, ma anche gli account social dei brand o direttamente l’ecommerce di un retailer conosciuto.

Su tutti questi endpoints, la visibilità dei contenuti si ottiene in modo a volte differente da ciò che abbiamo imparato facendo pratica di Search Engine Optimization. È bene, quindi, capire meglio come.

I motori di ricerca verticali: cosa intendiamo

Abbiamo già dedicato più di un post ai temi del marketing sui social media, alla creazione di contenuti ottimizzati per la vendita su marketplace e alle “regole d’oro” per scrivere contenuti SEO-friendly. Puoi partire dal nostro post sulla SEO per ecommerce per farti un’idea, ma trovi anche altro materiale interessante qui sul blog. Puoi, appunto, usare la barra di ricerca qui a fianco per scoprirlo.

Forse, però, non abbiamo parlato abbastanza di motori di ricerca verticali.

Per prima cosa proviamo a definire meglio il concetto. In sintesi, un motore di ricerca verticale è uno strumento specializzato nell’elaborazione di contenuti specifici. Questo è in sintesi ciò che lo distingue dalla cara vecchia searchbar di Google. Questi contenuti possono essere circoscritti a un determinato formato, oppure mirati su uno specifico settore o ambito.

Citiamo spesso Google in questo post, e possiamo ancora riferirci al colosso di Mountain View per capire meglio cosa intendiamo. Per esempio, guardiamo a come negli anni abbia esteso le possibilità di filtrare i risultati delle ricerche, tra l’altro con i servizi Google Images, Video, Maps. Tutte opzioni per mettere meglio a fuoco lo user intent e fornire migliori risposte alle queries.

Oltre questo esempio, possiamo considerare motori di ricerca verticali anche quelli circoscritti a uno specifico inventario, seppure ampio. È ancora il caso citato di Amazon, che consente di scandagliare il suo sterminato catalogo in maniera piuttosto efficace. La stessa opzione può essere offerta anche da un singolo sito web, come pure da portali, marketplace ed ecommerce in giro per la Rete.

Sì, anche dal tuo.

Vantaggi, svantaggi e altre considerazioni

Qual è il vantaggio di chi usa questi strumenti invece di quelli generalisti? Che può eliminare un bel po’ di rumore di fondo, per così dire. Se cerchi un pantalone di un certo marchio, lo troverai più rapidamente nelle disponibilità di un marketplace di settore come Zalando, per dirne una.

Che tipo di svantaggi ci sono, invece? Che l’offerta è in qualche modo limitata, e se vuoi confrontare più prezzi, o condizioni di vendita, avrai meno opzioni a disposizione. E, ancora, non sempre ciò che cerchi sarà effettivamente disponibile.

Con i loro pro e contro, comunque, le alternative alla Google Search sono molte, diffuse e bisogna farci i conti in qualche modo.

Pensa per esempio ad Amazon: è ormai un mondo a parte, che almeno per le ricerche product-related può benissimo sostituirsi tout-court al Web. Aprire una tua finestra su questo mondo, e seguirne le linee guida per l’ottimizzazione dei contenuti, è allora un’ottima scelta.

Il discorso si applica però anche ad altre situazioni. Se, per esempio, vendi prodotti di nicchia, o comunque ti rivolgi a una specifica platea di utenti, farti trovare sui canali di riferimento del settore può essere una strategia ancora più efficace.

In entrambi i casi, dovrai comunque adattare schede e altri contenuti alle logiche per la ricerca interna su questi endpoints. Per esempio facendo attenzione ai formati più utilizzati e alle specifiche tecniche in uso sui singoli canali. Solo così riuscirai a distinguerti dalla concorrenza e intercettare il tuo pubblico.

Insomma, dal tuo punto di vista, puoi considerare i motori di ricerca verticali come utili scorciatoie che puoi usare per bypassare il traffico generato dai competitor e farti trovare.

Cosa puoi fare tu

Dunque, come fare SEO per ecommerce compatibile con le diverse opzioni di ricerca a disposizione? Alcuni consigli: 4, per la precisione.

  1. Innanzitutto, verifica il funzionamento del motore di ricerca interna del tuo ecommerce. Prova a renderne più semplice l’utilizzo, e magari introduci plugin o moduli più avanzati per eseguirla. Verifica che siano presenti opzioni come il completamento automatico della query, i suggerimenti automatici e altre utili funzionalità.
  2. Un’altra strada è quella di controllare l’indicizzazione del tuo catalogo. Puoi per esempio rivedere tag e categorie in uso per i tuoi articoli, studiare metodi più efficaci per associare i prodotti a determinate keyword, e in questo modo facilitare per le ricerche miglioramento e affinamento dei risultati.
  3. Oltre il tuo ecommerce, puoi diversificare la tua presenza online in modo da essere presente anche in particolari nicchie che servono il tuo mercato. Marketplace di settore, servizi specializzati e altri ambiti nei quali puoi intercettare un pubblico magari meno numeroso ma più predisposto all’acquisto. In altri termini in uno stadio più avanzato del proprio customer journey.
  4. Infine, cerca di ottimizzare i tuoi contenuti anche per le ricerche verticali. Pensa per esempio alla ricerca per immagini, che funziona grazie alla marcatura di determinati attributi. Oppure a quella su Google Shopping. Sulla nostra pagina LinkedIn puoi trovare un utile recap con specifiche e consigli in materia.

Conclusioni

Insomma, la classica searchbar di Google non è più da un pezzo l’unico punto di accesso alle ricerche dei tuoi potenziali clienti.

Riuscire a intercettarli anche su altri canali, e ottimizzare i tuoi contenuti anche in base ad altri requisiti, è un buon modo per dirigere traffico di qualità verso il tuo ecommerce. E, naturalmente, incrementare le vendite.

Il team di Etos è a tua disposizione per definire la strategia migliore per ottenere questo risultato. Insieme possiamo trovare i giusti canali di promozione e comunicazione, definire i contenuti più adatti per ciascuno di essi e, così, ottimizzare tempo e risorse che dedichi alla vendita online.

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